Giardino: Storia
La prima indicazione che
riferisce del giardino di Palazzo Arese Borromeo proviene
da una raffigurazione pittorica del piano nobile della dimora.
E’ una veduta del prospetto anteriore del Palazzo che
illustra il giardino attorno al 1654, prima delle modifiche
apportate da Bartolomeo III.
A differenza dell’odierna
impostazione, la raffigurazione risalente alla seconda metà
del XVIII secolo conserva solo l’accenno all’impronta geometrica
degli spazi. Sono tuttavia già presenti il tracciato
del viale principale ed il suo attraversamento a metà dall’asse
trasversale.
Il giardino in un dipinto del sec XVIII
Il successivo intervento, forse di Francesco Castelli,
architetto di fiducia dei Borromeo e del presidente
Arese, conduce alla grandiosa impostazione “all’italiana”,
accostabile allo straordinario esempio dell’Isola Bella ricco
di statue, fontane e di numerose specie di piante.
Il giardino
del Palazzo di Cesano tuttavia, con impostazione pianeggiante,
si propone come meglio adattabile ad una concezione
di influenza francese.
Già Bartolomeo III nel 1671 vi aveva portato l’acqua, derivandola
dalla famosa roggia viscontea di Desio che scorreva
nella campagna a est del borgo.
Poi, nel 1690, tramite
la Roggia Borromeo viene assicurato il costante approvvigionamento
proveniente dalle sorgenti della Val Sorda, nei
pressi di Carugo,cosa che consentì l’irrigazione del giardino
e l’attivazione dei giochi d’acqua.
Particolare del Giardino
La roggia azionava anche
un mulino, purtroppo oggi demolito, esterno al giardino, progettato
nel 1709 dall’architetto Filippo Cagnola, attivo per i
Borromeo anche alle Isole e nella vicina villa di Senago.
Fino al 1755, come raccontato da Guido Borromeo, il giardino
era suddiviso in due parti tramite un muro con grandi
cancelli che consentivano la comunicazione tra la porzione
ovest, verso il palazzo di impostazione all’italiana e quella
est caratterizzata da un ampio prato a marcita e dal bosco
sullo sfondo.
Particolare del Giardino
Fu il conte Renato III, verso la metà del
‘700 a demolire tale separazione,
prolungando la carpinata (bersò)
e facendo realizzare dallo scultore
G.B. Rainaldi la fontana barocca
dei dromedari nel cesto, emblema
di casa Borromeo, come pure
i cavalli marini un tempo collocati
nel bacino ovale sottostante.
In quel tempo è testimoniata la presenza del gruppo di statue in arenaria,
e in gran parte ancora oggi conservate, commissionate a scultori milanesi
attorno alla metà del XVII secolo.
Attualmente
il giardino conserva il viale
principale lungo l’asse loggia-fontana.
Più ampio rispetto ai primi
progetti, si estende su di un’area
di poco inferiore ai 100.000 mq e
costituisce uno dei polmoni verdi
della città, posto com’è nel cuore
del centro abitato.
Il bosco di tigli, querce e tassi, lungo
il confine est dell’area verde,
si collega al portale del Giardino affacciato sul parcheggio
esterno alle mura.
Particolare del Giardino
Il viale dei carpini, ed il più recente filare di pioppi cipressini lungo il lato nord, costituiscono, col laghetto d’impronta naturalistica al centro degli ampi prati, i punti salienti di passeggio.