Palazzo: Piano Terra
Sala Aurora - con le riproduzioni* dei ritratti di Principi e Sovrani della metà del XVII secolo
Nell'organizzazione degli spazi è chiara la ripartizione in quartieri. Locali di servizio ai lati dell’ingresso, nell’ala sud del cortile le scuderie e le rimesse per le carrozze, nell’ala nord vestibolo che immette al grande scalone che porta al piano nobile e agli ambienti di parata e ricevimento del pianterreno.
Astrea incontra Monarchia
Sul lato est le sale di rappresentanza. Queste si caratterizzano per la presenza di affreschi nelle volte, mentre sulle pareti, semplicemente intonacate, era esposta l'importante quadreria di palazzo (attualmente esposta nelle Collezioni Borromeo all’isola Madre sul Lago Maggiore).
La galleria che mette al giardino, o dei Centauri, con l'arredo originario (1970 circa)
Gli affreschi secenteschi al centro della volta sono contornati da eleganti cornici in stucco colorato, diverse per ogni sala.
I soggetti trattano temi mitologici classici che vanno letti con puntuali riferimenti alle esigenze di Bartolomeo III di attestare e chiarire la propria posizione storico politica.
L'anticamera dopo il vestibolo con le riproduzioni* dei ritratti di personaggi di casa Arese
Nelle vele e lunette vi è un aggiornamento in stile rococò risalente alla prima metà del Settecento.
La Sala Aurora è centrale e altamente rappresentativa, oltre che essere elemento ideale di raccordo tra interni ed esterni: salone, cortile e giardino. È attraversata dall’asse viario, prima descritto, ha elementi del portico al suo interno (nicchie con busti di imperatori romani) ma particolarmente vive della straordinaria luminosità del giardino. Una luce naturalistica è infatti lo strumento pittorico utilizzato da Giovanni Stefano Doneda detto il Montalto, autore dell’affresco con “Aurora e il carro solare di Apollo”.
Decorazione rococò nella Sala dei Giganti
Verso sud le sale ora dette di Vulcano e della Monarchia, verso nord la sala dei Giganti, la galleria dei Centauri, ampio ambiente, abbellito da un medaglione tripartito opera di Ercole Procaccini il Giovane, dove era un tempo custodita un'elegante quadreria con tele di soggetto storico biblico alle pareti e allegorico nelle lunette sotto la volta, la sala di Semele, la sala da pranzo neoclassica (l’unica aggiornata stilisticamente nel 1822) la quale immette direttamente alle “sale alla mosaica”(ninfeo).