![]() Vivere il Palazzo e il Giardino Arese BorromeoAssociazione di volontariato culturale CESANO MADERNO
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Attività: Castello Milano
Il castello di Milano da rocca a fortezza 1360-1849
Nel pomeriggio di sabato 22 Marzo in sala Aurora di palazzo Arese Borromeo si è tenuta una conferenza approfondita sulla rappresentazione del Castello di Milano nella forma di una munita fortezza costruita per difendere la città, presente nella sala del palazzo che da questo soggetto prende il nome. Gli affreschi di questo ambiente sono in corso di restauro man mano che si rendono disponibili i fondi necessari.
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Il dott. Marino Viganò, storico di vicende e architettura militare, direttore della Fondazione Trivulzio di Milano, ha presentato la storia del castello: da rocca e residenza sforzesca a piazzaforte bastionata posta a difesa di Milano. L’esposizione è stata accompagnata dalla proiezione di dipinti, disegni e documentazione grafica d’epoca che illustrano l’aspetto assunto nel tempo dalla grande struttura militare.
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Il castello attuale è frutto del restauro realizzato negli anni a cavallo tra fine Ottocento e primi del Novecento, progettato dall’architetto Luca Beltrami, recuperando la parte sopravvissuta dopo le vaste demolizioni della cinta bastionata avvenuta nei primi anni dell’Ottocento. Questo recupero ha visto anche la ricostruzione di elementi andati perduti come la torre detta del Filarete, una buona parte dei torrioni del Carmine e di Santo Spirito e le merlature della cinta muraria.
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La presentazione è iniziata dalla rocca viscontea trecentesca posizionata a cavallo delle mura, di cui rimangono oggi alcune parti dello zoccolo di base in lastre di serizzo visibili nei fossati, specie in quello che delimita il lato di fondo della corte d’arme. Quest’ultima fu aggiunta dagli Sforza e rivolta verso la città, con una facciata dall’aspetto di palazzo fortificato, con i due torrioni cilindrici rivestiti di pietre bugnate, un’alta torre centrale composta molto probabilmente da tre blocchi sovrapposti di diverse altezze e terminante con una lanterna chiusa da un cupolino: la torre del Filarete. Nelle mura si impostarono ampie finestre che poi non furono completate: quelle attuali sono di restauro, realizzate in base alle tracce ritrovate. All’epoca sforzesca risale la costruzione della torre di Bona di Savoia, posta tra la Corte della Rocchetta e la Corte Ducale. Sempre sotto gli Sforza, a difesa della parte del castello rivolta verso la campagna, fu aggiunta una cortina muraria, detta Ghirlanda, con due torri angolari e una porta fortificata chiamata del Soccorso. Tra le mura di questa parte aggiunta e il fossato interno fu costruita una strada coperta sotterranea che si è salvata dalla demolizione della Ghirlanda stessa. Infine a rinforzare i due punti in cui le mura verso campagna si innestavano con quelle della città, gli Sforza fecero costruire imponenti rivellini, collegati al castello con ponti levatoi. Oggi di queste due strutture rimane solo quella detta Rivellino di Santo Spirito. Tutti gli elementi quattrocenteschi sopra ricordati sono ben rappresentati nella veduta presente nella sala del palazzo di Cesano Maderno, eccetto la torre del Filarete distrutta nel 1521 dall’esplosione del deposito di polvere da sparo che gli occupanti francesi vi avevano collocato.
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Interessante momento della conferenza è stato quello in cui Viganò ha descritto il coinvolgimento di Leonardo da Vinci come ingegnere militare nel castello sforzesco, documentandolo con disegni del maestro fiorentino: l’idea per un’altissima torre faro, forse per rimpiazzare quella del Filarete, i fogli che rappresentano un rivellino pentagonale per il lato del castello verso città, con i campi di tiro delle artiglierie dai torrioni laterali e un bandone triangolare disassato alla porta del Soccorso, nel lato del castello verso la campagna. Molto probabilmente, il rivellino effettivamente costruito a inizio del Cinquecento davanti alla porta in facciata sotto la torre del Filarete, si ispirava all’idea di Leonardo.
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Marino Viganò ha poi aperto il lungo capitolo riguardante l’ampliamento del castello durante il governo spagnolo, per trasformarlo in fortezza a protezione di Milano e in seconda costruzione più importante della città dopo il Duomo, portandola ad una dimensione sei volte più grande rispetto all’attuale castello. I primi interventi si connettono alla edificazione delle nuove mura bastionate della città che vengono collegate al castello da un lato con un lungo spalto dotato di un corridoio di ronda che termina con due bastioni pentagonali formanti la testa di una Tenaglia, e sull’altro lato uno spalto terminante a punta che per la forma viene chiamato Galera. Nel corso della seconda metà del Cinquecento si costruiscono, su progetto di ingegneri militari e impiegando la quasi totalità dei finanziamenti per il miglioramento delle fortezze dello Stato milanese, i sei grandi bastioni a punta con orecchioni di innesto alle cortine: uno centrale e due angolari verso la città, ed altri tre eguali nella disposizione verso la campagna, intervallati da cortine che divengono più lunghe nei lati di raccordo fra il blocco di bastioni verso città e quelli verso la campagna. Sugli spigoli dei bastioni sono poste garitte di guardia a torrino. Lungo il perimetro della fortezza corre un fossato e poi terrapieni di controscarpa che ne seguono il profilo. Con la costruzione dei bastioni vengono demolite la Tenaglia e la Galera. Durante gli anni Cinquanta del Seicento la linea difensiva viene ulteriormente rafforzata con l’inserimento, davanti alle cortine fra i bastioni, di sei mezzelune a punta. Il castello assume la forma di una stella di dodici punte circondata da un fossato e un terrapieno.
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Nella prima metà del Settecento il castello è coinvolto nelle guerre che investono lo Stato di Milano, passato dalla Spagna all’Austria subendo degli assedi nel 1707 e nel 1733. Marino Viganò ha mostrato alcuni disegni da lui individuati negli Archivi di Vienna che mostrano le opere approntate dagli assedianti per favorire il cannoneggiamento e potersi avvicinare alla cinta bastionata.
Massimo Rebosio
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