Vivere il Palazzo e il Giardino Arese BorromeoAssociazione di volontariato culturale CESANO MADERNO
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Attività: Delitto al monastero
Presentazione del libro “Delitto al Monastero – Storie ordinarie di giustizia e passione nella Milano di metà Settecento”
Le vicende narrate nelle carte d’archivio sono state analizzate da Cinzia Cremonini, Professore Ordinario presso l'Università Cattolica di Milano e Brescia, che ha curato un’approfondita prefazione commentata del libro, mettendo in luce la rilevanza di tali documenti, sotto il profilo non solo della storia del diritto (civile ed ecclesiastico), ma anche della storia sociale e locale (luoghi ora in gran parte scomparsi, usi e costumi della Milano di metà Settecento desumibili dai ricchi resoconti dei vari testi chiamati a deporre), che si intrecciano con la storia geopolitica di quegli anni, ovvero la guerra di Successione Austriaca e la breve occupazione dello Stato di Milano tra il 1745 e il 1746 da parte delle truppe spagnole, che indirettamente influirono sull’esito del processo. Infatti, il chierico, dopo essere stato in un primo momento condannato a morte, fu “graziato” con l’ergastolo dagli occupanti spagnoli, e al ritorno degli Asburgo in città, la pena capitale venne riconfermata e il Didino fu impiccato il 1° settembre del 1746. Come emerge dalle carte, una delle personalità che intercedette presso il principe Filippo di Borbone fu la contessa Clelia Grillo Borromeo Arese, filospagnola, che a seguito di questa sua condotta subì le ire dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, che la condannò all’esilio. È emerso chiaramente come questo fatto criminale coinvolse una figura femminile di spicco della Milano del XVIII secolo, la contessa Clelia Grillo, e quindi, se vogliamo, esso si lega indirettamente alla storia di Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno, che fu una delle residenze di villeggiatura preferite dalla nobildonna.
Durante la serata, oltre a Cinzia Cremonini, è intervenuto il dott. Andrea Terreni, presidente dell’Associazione culturale Archeion di Milano, che ha mostrato alcune antiche mappe settecentesche della città, evidenziando i luoghi narrati negli atti del processo: oltre al già citato Monastero dei Canonici Regolari Lateranensi di Santa Maria della Passione (ora Conservatorio G. Verdi), in cui avvenne l’omicidio, la zona di Porta Romana, il Foppone dell’Ospedale Maggiore, il caratteristico quartiere del Bottonuto oggi scomparso, la piazza del Duomo che si presentava all’epoca. Daniele Santambrogio
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