Vivere il Palazzo e il Giardino Arese BorromeoAssociazione di volontariato culturale CESANO MADERNO
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di Cesano Maderno.
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Attività: Cesano Medioevale
Alla scoperta della Cesano medioevale"
Nel pomeriggio di sabato 14 maggio 2022 si è svolta con successo e vivo interesse dal parte del pubblico partecipante la visita guidata a tema dal titolo “Alla scoperta della Cesano medioevale”, organizzata dall’associazione “Vivere il Palazzo” e con guida d’eccezione il prof. Luigi Ravagnati, profondo conoscitore di storia locale, nonché autore nel 2018 dell’articolo dedicato all’oratorio di San Biagio, antico luogo di culto medioevale, ubicato presso il cosiddetto “Castello delle monache”, articolo pubblicato sulla collana dei “Quaderni di Palazzo Arese Borromeo”. La visita ha avuto inizio da piazza mons. Arrigoni, in corrispondenza del ponte sul torrente Seveso, da cui si può ancora osservare ciò che rimane del vetusto “castrum”, forse di origine longobarda, citato per la prima volta in un documento del 1014 e formato dalle case di corte comprese tra piazza Arese e il Seveso. Infatti, dal XI secolo in poi esso divenne possedimento del monastero benedettino femminile, di fondazione longobarda, di S. Maria d’Aurona di Milano, ubicato un tempo nel rione di Brera poco distante dall’attuale Teatro alla Scala. Lo studioso ha quindi illustrato le ipotesi sull’origine del castrum cesanese, ipotizzando un legame con la dominazione longobarda e mettendo in risalto la posizione strategica che il nostro paese rivestiva già in epoca altomedioevale, trovandosi nel punto in cui le due antiche strade romane Comasina e Canturina correvano parallelamente e molto vicine tra loro, con la possibilità di scavalcare il Seveso mediante due ponti. Le badesse d’Aurona furono nel Medioevo le feudatarie di Cesano e ancora in età moderna (fino al 1798) le monache agostiniane di S. Agostino in Porta Nuova di Milano, che nel frattempo avevano ereditato i beni dell’antico cenobio d’Aurona, erano tra le maggiori possidenti di case e terreni nel territorio cesanese.
Grazie alla disponibilità del parroco don Stefano Gaslini e del sig. Luciano Galli, che si ringraziamo per la collaborazione, si è in seguito potuto accedere all’interno della base del possente campanile (torre del XII secolo), in cui sono presenti alcuni blocchi di pietra murati, che si presume essere delle preesistenti are romane. Dell’antica chiesa parrocchiale romanica (demolita nel Seicento) rimane appunto solo la torre campanaria in stile romanico, che molto probabilmente ricopriva anche la funzione di controllo del territorio, collocata in quella parte del nucleo abitato medioevale (oggi via S. Pellico) posto a destra del torrente Seveso in collegamento diretto con la strada Mediolanum-Comum (ora via Volta). Giunti in piazza Arese, il Pasquè, antico pasquarium, ossia il pascolo interno alle mura e al fossato del castrum, si è entrati nel cortile dove è possibile visionare ciò che resta del suddetto oratorio castrense dedicato un tempo a San Biagio e trasformato in abitazioni per contadini nel 1789, in particolare una porzione dello spesso muro perimetrale nord della chiesina, attualmente facente parte di una casa di corte abbandonata. In seguito, ci si è recati presso il Torrazzo (secolo XII), che, assieme alla vicina e quasi identica torre ora inglobata in Palazzo Arese Borromeo, controllava la “villa di Cesano”, ossia il villaggio posto al di fuori le mura del castrum, nonché l’incrocio fra la strada Canturina (vie Milano e Borromeo) e la direttrice che dal ponte sul torrente Seveso portava a oriente verso Desio e Monza (via Garibaldi). Del Torrazzo si è potuto ammirare solo l’esterno, con l’interessante porticina con arco a tutto sesto sospesa sul lato sud, che dava in origine accesso all’edificio e sulla cui apertura di intravedono delle sinopie di antichissimi affreschi medioevali.
Si è poi potuto accedere ad una delle stanze interne alla torre medioevale inglobata in Palazzo Arese Borromeo, che nel XVII secolo venne prolungata con la struttura ottagonale con orologio. In particolare, si è visitato l’ambiente un tempo detto “prigione superiore”, posto alla quota del pianerottolo dello scalone degli stemmi, caratterizzato da un’elegante porta d’accesso con archetto a tutto sesto e con sequenza di voltini ribassati nella parte verso l’interno del locale e da alcune feritoie. Daniele Santambrogio
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