Vivere il Palazzo e il Giardino Arese BorromeoAssociazione di volontariato culturale CESANO MADERNO
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Attività: Ultimo Michelangelo
L’ULTIMO MICHELANGELO
Appuntamento domenica 22 maggio al Castello Sforzesco di Milano per la mostra “L’Ultimo Michelangelo”.
Già a marzo il prof. Corrado Mauri aveva affrontato il grande artista nella conferenza sulla Cappella Sistina,
ora questa mostra, con le ultime opere di questo gigante dell’Arte, rende possibile, con la visione degli
ultimi disegni rimasti e la Pietà Rondanini, la comprensione del particolare cambiamento di concezione sia
della vita sia dell’Arte che compie Michelangelo.
Nella mostra ritroviamo alcuni degli ultimi disegni di Michelangelo che si concentrano quasi esclusivamente
su due soggetti: le Pietà e le Crocefissioni, temi praticamente esclusivi degli ultimi suoi vent’anni e che
egli rielaborava continuamente ed esclusivamente per se stesso. In questi disegni è immediatamente percepibile
una costante ricerca del segno definitivo.
La sua conoscenza dell’anatomia e le sue capacità disegnative sembrano come venir meno nel segno che è
continuamente variato, sovrapposto, spostato. Michelangelo sembra come perseguito da una continua insicurezza
e immerso in una perenne ricerca, dà alle figure una dimensione fisica molto forte e robusta, ma priva di
contorni netti e precisi.
Sul piano della produzione scultorea abbiamo la Pietà di Firenze, attualmente al Museo dell’Opera del Duomo,
quella di Palestrina, sulla quale permangono perplessità di autografia, un piccolo crocefisso di legno di
Casa Buonarroti, qui esposto e poi la Pietà Rondanini.
Questa presenta due momenti esecutivi ben diversi, una prima versione, probabilmente della seconda metà degli
anni cinquanta, viene completamente ribaltata nell’ultimo anno di vita dell’artista, anzi sino agli ultimi
giorni, poiché egli, poco prima di morire ormai novantenne, ancora scolpiva. Mauri (che sottolinea come la
lettura che sta per fare con la relativa conclusione, con sua meraviglia, non l’ha mai riscontrata nella
sterminata pubblicistica su questo capolavoro) evidenzia come alla osservazione sia frontale, sia laterale,
sia posteriore è inevitabile una constatazione di fatto: il Cristo con le gambe piegate, abbandonate, prive
di alcuna tensione muscolare e ben modellate (le stesse della prima versione) non può reggersi da solo,
deve essere sostenuto a sua volta per mantenere la posizione verticale. Se poi si osserva la Madonna è
altrettanto evidente, da ogni punto di vista, che questa si appoggia, si sostiene sul corpo del
figlio morto.
Abbiamo cioè una evidente contraddizione della realtà: un corpo morto che regge uno vivo. Se ciò è impossibile
realisticamente, sul piano simbolico è un messaggio assolutamente disarmante: è la morte che sostiene la vita.
Qui Michelangelo ribalta la concezione di tutta una vita, una vita che è lotta continua, soprattutto
interiore, per vincere le proprie debolezze, i propri peccati. Tutta la sua opera precedente è la chiara
evidente dimostrazione di questa forte e potente conflittualità. Ormai novantenne nella Rondanini sta
rielaborando il nuovo raggiungimento spirituale, esprime un raggiungibile senso di quiete, nessuna tensione
è ormai in una concezione che supera il dramma umano. Questo lo esprime anche nella poesia, Michelangelo
è anche uno straordinario poeta, ci lascia (lettere a parte) 304 Rime, di non facile lettura, ma rivelatrici
di una vivace e turbolenta interiorità. p.M.
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